Pallida, elegante, misteriosa, ha sedotto poeti e amanti che a lei hanno confidato pene e dolori, gioie e amori. Ha il potere di mutare le maree, gli umori, il corpo delle donne e nelle credenza popolare di trasformare gli uomini in lupi.
Si mostra in tutto il suo splendore o si nasconde nutrendo fantasie e leggende, protettrice di riti arcani e sabba febbrili, maestra dell’occulto e dell’ignoto, ora fata ora strega.
Fa paura, fa impazzire, fa battere il cuore. E’ di miele, è piena o silenziosa, calante o crescente, spicchio o disco. Dea della caccia, Diana. Artemide, musa seducente e maliziosa, capace di confondere o schiarire, evocatrice magica di istinti primordiali. E anche dopo quel lontano 20 luglio quando l’uomo le lasciò le sue impronte non smette di incantare, fra mistero ed emozione.
La luna è alla portata di mano. E anche a portata di guardaroba. Vediamo un pò come la moda ha anch’essa risentito dei suoi “magici influssi”.
Audace, elegante, sofisticata, la moda dettata dalla luna risulta estrema, assoluta, magnetica.
In principio fu “Barbarella”, l’eroina supergalattica interpretata al cinema da Jane Fonda (s)-vestita da Paco Rabanne.Sexy tutine avvolgenti come un abbraccio, super aderenti, cortissime, audaci nei tagli, rivestite di alluminio, plastica e plexiglass.Venne lanciata la moda lunare: era il 1968.
Tagli semplici, funzionali, squadrati. Si abbandona la linea morbida, rassicurante, romantica (vedi Dior) a favore di un disegno netto, stilizzato, alludendo alle prime sperimentazioni spaziali (il 1° uomo sbarcherà un anno dopo).
I grandi sarti del’60 ne furono involontari testimonial. Nomi come Courrèges, Cardin, Schon, Rabanne furono davvero ispirati.
In tempi non sospetti Courrèges presentò la collection “Space Age”; in passerella mannequin con mini abiti e body confezionati in jersey bianco, completati da stivaloni in plastica, oppure vestiti dai colori brillanti con guarnizioni vinyl.
Mila Schon lanciò un completo estrmamente elegante: tunichetta di lana rossa da indossare su calzamaglia nera, calottina sulla nuca e soprabito di visone nero lungo fino ai piedi.
Atmosfere da post allunaggio per lo stilista Cardin: le sue “moon girl” indossavano parrucche dai riflessi argento, occhiali ridotti a fessure cyber, gonne in plastica, caschi e stivali.Top model tutte rigorosamente pallide con quell’incarnato che andava (e va, ancora ) di moda. Pelle candida e perfetta, merito della tintarella di luna.
Francisco Rabaneda Y Cuervo, in arte PacoRabanne, fece sfilare in passerella, con gran scandalo di madamoiselle Coco, una miriade di novità con materiali di ogni sorta: dalla carta al platino e alle fibre ottiche/sintetiche. Revolution e l’aggettivo “metallurgico”(apostrofato da Chanel) furono la ricompensa! Esplorò lo “Sputinik Couture”, ripreso poi nel concept visionario di Thierry Mugler che forgia e scolpisce silhouette dalle ampie spalle e dalla vita sottile, sospese tra il fetish e il cyber anticipando un futuro prezioso e tecnologico, intramato da superficie iridescenti e specchiate.Una “moda metallica” ma intrisa di glamour..
Persino la rivoluzionaria e spregiudicata creatrice della minigonna, Mary Quant, si lasciò incantare dall’astro tanto da dedicarle nei ’70 una sfilata: abiti a trapezio, declinati nella tonalità white, con cappelli forniti di antenne.
Negli ’80 esplode la creatività lunare con Francisco Costa per Calvin Klein, con Balenciaga, con Missoni e l’oro liquido delle tuniche da sera ed infine, Derek Lamp con i suoi spolverini lamè perfetti per un cockatail ” lunatico”.
Un trend quello lunare che si prolungò per oltre un decennio: nel 1991 lo stile “Space Age” calca la passerella Prada, con cuffiette alla E.T e quella del duo “Dolce” con mise catarifrangenti per cybersirene contemporanee nel 1998.
Stregati dalla luna anche nel 2000. Da Galliano “cosmonauta” agli abiti in oro e argento cosparsi di meteore cristalline firmati Richmond.
Gli “allunati” più “stralunati” risultano, però, gli asiatici: in primis Husseyn Chalayan, che mandò on stage una collezione dagli abiti costruti attorno al corpo con movimenti davvero unici, dai tagli aerodinamici.
Da citare anche Gareth Pugh con le sue corazze iperboliche e architetture siderali, che ha portato in scena per la prima volta a Parigi la sua cultura galattica, sperimentando un innesto fra costume storico di matrice seicentesca e moda space..raccontandoci le sue “cronache galattiche” tra sfilze di neon, bricromatismo(il suo nero e bianco è ormai un marchio) e modelle dalle ciglia “polverate”di bianco.
Anche noi con paillettes, microperline, pietre preziose e tessuti shine possiamo brillare con fierezza sulla pedana (deluxe) terrestre come delle novelle Selene.
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