Pudore e abbigliamento hanno da sempre giocato un ruolo fondamentale. Una delle cause dell’origine dell’abbigliamento è appunto il concetto di pudore.
La simbologia più antica che imponeva di coprire le nudità del corpo umano con un indumento, può forse spiegarsi con l’istinto del pudore. Persino l’amuleto, un tempo, serviva da indumento: una protezione tra il corpo nudo e vulnerabile dell’uomo e il mondo circostante.
Molti popoli, in particolare i Greci, non trovavano sconveniente la nudità, pur indossando un abbigliamento elaborato. Come per la civiltà egizia. Gli schiavi erano nudi, le persone di alto lignaggio indossavano, invece, abiti complicati. Pudore e abbigliamento erano dunque implicati nella manifestazione del rango di appartenenza o del proprio status sociale. Ma anche un ruolo rilevante di presa di coscienza intesa come rispetto. Basta pensare che nel Sud America gli indigeni appartenenti a tribù diverse normalmente sono nudi, ma non quando partecipano a rituali e cerimonie religiose.
Il concetto di pudore nell’abbigliamento varia nelle diverse società secondo gli usi e le tradizioni: nel mondo mussulmano, ad esempio, esso richiede che la donna si copra il viso.
Per quanto riguarda pudore e abbigliamento, la tendenza europea è rimasta piuttosto costante nella nella storia del costume.
L’ago della bilancia tra pudore e abbigliamento si è ravvisato nei corsi dei secoli, generalmente, nella dimensione della scollatura.
Una delle scollature più antiche che si conoscano è rappresentata nella dea-serpente di Creata: una figura in maiolica proveniente da Cnosso (1800 a.C.) rappresentata con un turbante con il simbolo del leone ed un corpetto che scopre il seno ed accentua la ” vita di vespa” ed una sottana a balze con sopra un grembiule corto. Si possono osservare anche tutta una serie di varianti di décolletés nei monumenti dell’arte greca.
Nel Medioevo la scollatura ritorna con la moda borgognana che vuole l’abito ritagliato, oltre che sul petto, sulla schiena. Anche nel sensuale rinascimento abbigliamento e pudore giocano un ruolo fondamentale nelle mise femminili grazie all’utilizzo del busto che correggendo la figura alzava il petto permettendo di sfoggiare un’ampia scollatura.
Nei costumi spagnoli del XVI secolo è significativo quanto la rigidità morale abbia influenzato il binomio abbigliamento e pudore proibendo qualsiasi scollatura. Solo nel periodo barocco vi è un ritorno che raggiunse l’apice nel rococò. Corpetti dalle ampie scollature che venivano riempiti da morbide sciarpe fissate all’interno.
Nell’era napoleonica si puntò sulla trasparenza dei tessuti, attuale ancora oggi.
La vera rivoluzione venne rappresentata agli inizi del XX secolo dallo scoprimento delle gambe femminili considerate da sempre un tabù.
Il pudore può venire espresso con l’abbigliamento, ma raramente rappresenta un motivo per cui nasce una moda. E poiché varia enormemente ed ogni periodo, ogni civiltà ha sviluppato in maniera completamente diversa il modo di giudicare quale sia la parte del corpo che vada coperta o scoperta.
Pudore e abbigliamento nella moda odierna fanno testo al nude look sancendo un confine sempre più labile di un binomio onnipresente nel tempo.
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