Il primo problema che si affronta quando si parla dell’abbigliamento dell’uomo primitivo è la mancanza di reperti. A differenza di altri manufatti dell’antichità, gli abiti, essendo confezionati con materiale organico, sono deperibili a meno che, per qualche fortuita circostanza, non si siano potuti conservare.
La maggior parte delle informazioni sull’abbigliamento dell’uomo primitivo si debbono ricavare da altre fonti: i dipinti. Ritrovamenti isolati come quelli della “Venere di Lespugue” e delle pitture su pareti del medio-tardo paleolitico dimostrano che, prima di 25.000 anni a.C, era già in uso qualche forma di vestiario.
Sicuramente il primo materiale adoperato nell’abbigliamento dell’uomo primitivo è stato la pelle di animali selvatici , probabilmente renne. Questa abitudine fu una vantaggiosa conseguenza della caccia.
E’ interessante sapere i problemi che i nostri antenati hanno dovuto affrontare e risolvere prima di poter adoperare questo materiale fondamentale e renderlo indossabile. La pelle appena tolta dall’animale è soffice e morbida ma diventa dura e difficile da trattare non appena sono evaporati gli umori naturali, anche se tutta la carne è stata accuratamente tolta. Due erano i metodi fondamentali per ottenere questo risultato: immergere la pelle nell’acqua e batterla con una mazza di legno, oppure masticarla accuratamente e completamente, come fanno gli Esquimesi ancora oggi.
Eppure ciò non bastava: un semplice acquazzone avrebbe impregnato la pelle indurendola nuovamente. Un metodo per impedire ciò e che tuttora esiste ancora è la concia. Gli esperti concordano nell’affermare che l’uomo primitivo debba aver escogiato se non proprio questo procedimento, certo uno simile.
L’uomo primitivo “tannava” la pelle, ovvero immergeva la corteccia nell’acqua per estrarne l’acido tannico e immergeva in questa soluzione la pelle che diventava morbida ed impermeabile in maniera permanente.
Risolto questo problema l’uomo primitivo incominciò a fare indumenti semplici, allacciati intorno al corpo o avvolti. La fase successiva fu quella di tagliare ed unire diverse pelle in modo da confezionare abiti più complessi ma meno ingombranti e che potessero meglio proteggere dal freddo. Fra gli arnesi rinvenuti nelle abitazioni paleolitiche so trovarono punteruoli di silice e d’osso insieme ad attrezzi utili per lavorare il cuoio. Le pelli venivano tenute insieme con dei lacci che passavano per un’apposita fila di buchi perforata lungo l’orlo. Una successiva ed importante invenzione fu quella dell’ago e gli esemplari ritrovati sono in osso e avorio. Il vantaggio più importante di cucire con l’ago piuttosto che legare con lacci fu quello di poter adoperare lacci più sottili e fare punti più piccoli permettendo cuciture più complicate e flessibili ed abiti meno scomodi e più pratici.
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