Anne Demeulemeester: fascino gotico!

Stilista belga, nasce nel 1959. Il suo percorso formativo la porta ad intraprendere gli studi alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa. Si diploma nell’ ’80 insieme ad alcuni nomi più influenti del fashion disegn belgo: Dries van Noten, Dirk Bikkembergs , Walter Van Beirendonck, Dirk Van Saene e Marina Yee. Una classe, questa, che verrà denominata appunto la “Antwerp Six”.

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Nell’ ’81 iniziano, per la stilista, le prime collaborazioni da freelance per diverse case di moda internazionali. Nell’85, il sogno creativo della Demeulemmester prende vita: fonda insieme al marito, il fotografo Patrick Robyn, il proprio marchio: BVBA 32. Un vero e proprio  impero capace di fatturargli oltre 9 milioni di euro in questi 12 anni, unito ad una rete commerciale che conta  circa 200 punti vendita sparsi in tutto il mondo. Forte la presenza, difficile per un europeo, nel panorama Americano: il 35% del proprio fatturato risulta rappresentato dagli Stati Uniti.

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Il vero debutto sulla scena internazionale avviene nel 1986 con una mostra a Londra insieme agli altri componenti dell’Antwer Six. La  prima collezione  di pret-à-porter donna risale all’autunno-inverno ’87-88. L’anno successivo dà il via ad una linea di scarpe ed accessori ( boots che sono diventati veri e propri feticci, amatissimi, con quel loro gioco di lacci e aperture ).

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 Nel 1996 crea su licenza una una linea di mobili battezzata “Tatle blanche” ed una collezione di moda maschile che sfila, però, in calendario solo dal 2005.

Il controllo totale verso la propria attività unito al bisogno di  coesione interna per un’immagine della società coerente con il proprio ideale, spinge la stilista ad acquisire come quartier generale un imponente edificio del XIX ad Anversa, un ex college marittimo divenuto poi un’ala del Ministero delle Politiche Agricole.

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Occhi cerulei, lunghi capelli che morbidamente accarezzano l’esile figura avvolta sempre di nero da cui  spicca il candore della pelle. Un’immagine, questa della stilista, quasi atemporale, sospesa. Ora una figura rinascimentale; ora una lady del rock targato Settanta.  Sospesa tra impronte gotiche, dark, innocenza e sprazzi rock. Proprio come la sua

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musa ispiratrice ed amica: Patty Smith. Proprio come i sui capi. Fautrice del transgender nella moda, un tempo considerata minimalista, oggi vira proprio sul gotico cercando di sottolineare una silhouette androgina femminilmente drappeggiata, giocando con tagli (perfetti) ed inserti, equilibrando gli elementi maschili e femminili.

Importante è la tatticità dell’abito: per questo motivo è solita tagliare a vivo, su di se i propri modelli. Esperienza puramente tattile, quasi ossessiva, quella verso la scelta dei materiali adoperati: cuoio, pelliccia, lana, flanella..Purezza che non necessità di flash di colore. Toni seri ma non severi. Abiti che trasudano una sorta di “autenticità reale”. Scambio di ruoli, che dissimulano l’effetto finale,in  un mix di materiali, dettagli e sovrapposizioni. Ogni stimolo catturato dalla realtà circostante e riprodotto tramite forme, tagli, tessuto, plasmando, così, un corpo sensualmente androgino che non disdegna mai un tocco femminile.

A voi piace l’impronta di stile della regina di Anversa? Vi piacciono le sue creazioni? A voi la parola!!