Dopo un brutto periodo le persone hanno solitamente voglia di nuovo, di bello, di rinascita.
Mai come dopo la Seconda Guerra Mondiale la gente comune e l’upper class sentivano questo bisogno ed ad allietare la seconda arrivo’ nel ’47 il promettente stilista francese Christian Dior.
Dopo anni di necessaria austerita’ la moda francese era in declino, surclassata specialmente da quella made in U.S.A. che aveva approfittato dei grossi problemi europei per prendere la leadership del mercato; Dior diede letteralmente un calcio alle linee essenziali e comode e fece tornare in auge il bustino che strizzava la vita abbinato ad una gonna molto ampia di lunghezza variabile a seconda della destinazione d’uso dell’abito.
Le collezioni in origine si chiamavano “cts and doge” e “huit”, a coniare il termine New Look fu l’editore capo di Harper’s Bazaar che alla vista dei modelli esclamo’:” It’s such a new look!”.
Per queste gonne cosi’ grandi e spesso plissettate create con pezze preziose arrivo’ ad utilizzare quasi venti metri di tessuto rendendo i costi di questi abiti proibitivi tranne che per pochi eletti veramente agiati: pensate che un abito Dior costava quanto un’utilitaria e poco dopo la grande sfilata di presentazione molte donne di ceti sociali medio bassi scesero in protesta a Parigi contro questo “lusso sfrenato e superfluo” quando ai loro figli mancava persino il pane.
La protesta si allargo’ anche agli Stati Uniti e tinse il New Look anche di anti-femminismo col suo essere costrittivo e poco pratico.
“Nel bene o nel male perché se ne parli” si usa dire e questo valeva anche allora, Dior cavalco’ l’onda pubblicitaria vestendo ricche signore e celebrities di Hollywood facendo quasi istantaneamente riguadagnare alla Francia il primato mondiale del fashion.
Sempre nel ’47 usci’ il profumo Miss Dior dedicato alla sorella dello stilista, nel ’49 gia’ si apriva la prima boutique Dior a New York e nel ’50 sotto l’oculata guida del general manager Jacques Rouet si iniziarono a produrre prima cravatte poi cappelli, guanti, borse e scarpe, tutto cio’ che poteva servire a completare gli abiti in vendita.
La camera di commercio francese arrivo’ addirittura a definire questo licensing a 360 gradi un abbruttimento dell’haute couture ma come ben possiamo vedere oggi Dior fu solo fra i primi a cogliere il potenziale economico dell’estensione del marchio ad altri campi creando un vero e proprio brand slegato dalla figura dello stilista.
Sfortunatamente Christian Dior mori’ precocemente nel 1957 a Montecatini Terme dopo una partita a carte a causa di un attacco di cuore, non il primo per altro.
La casa di moda prosegui’ nonostante questo la ben avviata attivita’ appoggiandosi ad altri stilisti di chiara fama come Yves Saint-Laurent, Ferrè e John Galliano, recentemente sostituito per un’orrenda gaffe a sfondo antisemita da cui la maison ha naturalmente voluto prendere le distanze.
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