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87 anni – circa- e non dimostrarli.
Anni di storia di una griffe tutta italiana. Di un marchio che è stato il 1° vero ”made in Italy”. E del fondatore: Salvatore Ferragamo, il “Calzolaio dei sogni”.
E fu proprio con un sogno e nessun scoraggiamento che lascia, appena ventenne, il proprio paesino dell’Avellinese, Bonito ( vi nacque il 5 giugno del 1898). Con appresso un bagaglio di talento, manualità e multiforme ingegno, per raggiungere i fratelli che vivono in America,a Boston, tentando la fortuna ad Hollywood.
Nel 1914 si trasferisce a Santa Barbara dove apre una bottega che ripara e fabbrica scarpe su misura. Viene ingaggiato dall’American Film e studia l’anatomia umana all’università della California, mettendo a punto quella forma di scarpa comoda come nessun’altra. -“ Il peso del corpo cade sull’arco del piede come il filo a piombo”- così scrive alla luce degli studi fatti.
In breve concquista l’intero star system: dive come la Garbo o la Dietrich erano fra le tante ad acquistare calzature fatte a mano, minuziosamente realizzate con materiali fuori dal comune: seta indiana, broccati cinesi, piume di colibri’; ma anche tacchi capovolti, a piramide, a cavatappi. La fantasia, per Salvatore, non ha limiti!
Apre negozio nel 1923 ad Hollywood -l’Hollywood Boot Shop- guadagnandosi l’appellativo di calzolaio delle stelle”.
La voglia di ritornare a casa è forte, così nel 1927 si trasferisce a Firenze importando la cultura industriale americana, precorrendo sia come imprenditore che come stilista. Apre il 1° laboratorio a via Mannelli 57 dove inizialmente fabbricava scarpe solo per il mercato americano. Nel 1928 la trasforma in azienda aprendo il mercato anche per l’Italia. La fabbrica sforna circa 350 paia al giorno.
Ma nel la crisi mondiale ed una cattiva amministrazione dell’azienda decretano la bancarotta.
Le cose cambiano, ed è nella difficoltà che spunta la genialità: nel ’37 brevetta la zeppa in sughero che andrà a sostituire la fragile lamina d’acciaio che sorregge l’arco del piede. Un sostegno che diventa forma stessa della scarpa. Semplice, funzionale, perfetta. Sempre pratica, oggi piu’ che mai di tendenza!
Nel 1938 la sede Ferragamo si trasferisce a Palazzo Spini Feroni, showroom che diventa meta di attrici e dive del jetset internazionale, attratte dalla qualità e dall’originalità delle sue creazioni.
Durante la guerra, sensibile alla realtà respirata ecco creare scarpe con materiali poveri come sughero e rafia.
Nel ’47 è la volta del sandalo invisibile legato al piede da un filo di pesca. Ma ci saranno anche la zeppa rientrante ad effe e i modelli ad anelli bombati o ricoperti da mosaici. Sempre nel ’47 riceve il “Premio Nelman Marcus”, un oscar della moda.
Nel 1951 la prima sfilata ed il lancio del sandalo “kimo” con calzetta intercambiabile.
Il ’54 è l’anno della Audrey, una ballerina di camoscio con cinturino creata per l’omonima attrice.
Neanche la morte del creatore nel ’60 arresterà il successo del marchio. Ci sarà la famiglia, la moglie Wanda e i sei figli a tenere in mano le redini, ed il museo a lui dedicato a Palazzo Spini Feroni che ospita oltre 300 brevetti. L’ennesimo successo con “Vara”, la ballerina di vernice rosso lacca con fiocco creata nel ’78 dalla figlia Fiamma e che è diventata un’icona del marchio.
E poi c’è la Cina: si guarda al futuro. Con un piede a Shanghai tra atmosfere da sogno e palcoscenici avveniristici, frutto di meravigliose architetture contemporanee e scenari al limite del surreale per gli store Ferragamo.
Si porta avanti l‘eredità di un nome che ha attraversato quasi un secolo. Un ‘impresa non certo facile, ma di classe. Una classe ancora una volta tutta italiana, artefice del prestigio manufatturiero nostrano.
Un uomo al quale non è bastatoa essere il calzolaio delle dive, ma che ha voluto la sciare la propria impronta nella storia del costume, cambiandola.
E, ricordando tutte le volte che indossiamo una zeppa benedicendo quella struttura capace di slanciare la figura pur rimanendo comoda come una pantofola, ringraziamo quest’uomo, il suo ingegno, il suo talento, la sua maestria, ma soprattutto il suo profondo amore per le scarpe e, soprattutto, per la donna.
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