Capo controverso che ha determinato un momento molto importante nella storia della moda e che ha permesso all’universo femminile di affermarsi nella società dell’epoca, di pensiero ancora decisamente chiuso, con un taglio radicale in centimetri di stoffa diventati ormai troppo ingombranti. Sto parlando della mitica minigonna, che con il suo stile fresco e giovanile ha messo in mostra le gambe del gentil sesso dando inizio ad una vera e propria rivoluzione nei costumi che ha permesso alla figura della donna di affermarsi anche socialmente.
Le sue origini sono da cercarsi all’inizio del ‘900, quando le gonne con lunghezza alle caviglie cominciarono ad essere ritenute scomode. Le prime apparizioni di abiti più corti si devono però al mondo dello sport, che per consentire movimenti maggiormente fluidi ed una migliore agilità alle atlete, accorcia i tessuti delle uniformi, rendendole così leggere e confortevoli. Oltre che nelle discipline sportive, un notevole taglio nei tessuti delle gonne è avvenuto anche in certi ambienti dello spettacolo, come i costumi delle ballerine di charleston negli anni ’20, ma siamo ancora molto lontani dal considerarle un capo di uso comune e quotidiano.
L’ingresso ufficiale nel mondo della moda arriva negli anni ’60, con precisione nel ‘63, quando la stilista Mary Quant le concede un posto privilegiato nella sua boutique in Kings Road a Londra, anche se alcuni critici ritengono essere il designer francese André Courregès il vero padre della minigonna, che inizia ad inserire abiti sopra il ginocchio nelle sue collezioni negli anni ’64 e ’65.
Indubbiamente il periodo storico in cui è nata la minigonna non è casuale: con la fine della seconda guerra mondiale la voglia di rinnovamento era un sentimento collettivo, e nel campo della moda il cambiamento storico e sociale si è affermato attraverso abiti come la minigonna. L’universo femminile ha iniziato la sua rivoluzione scoprendo le proprie gambe, contrastando la diffusa convinzione che una donna dovesse nascondere il proprio corpo in quanto moralmente corretto.
Si può allora considerare la minigonna come un deciso segno di rottura femminile dalle regole eticamente imposte e la conquista di una libertà sociale che ha condotto le donne ad essere ritenute in quanto tali e non solo più come mogli e madri.
C’è da dire inoltre che anche dopo cinquant’anni di longevità la minigonna non ha perso il suo fascino, tutt’oggi infatti rappresenta gli stessi valori che ne hanno determinato la nascita, insieme ad un indiscutibile simbolo di femminilità e stile cretosi invece con il tempo.
Tanti capi hanno caratterizzato la moda, e molti di questi hanno conosciuto il loro momento per tramontare poco dopo (e chi si dimenticherà le leggendarie spalline degli anni ’80!), ma qualcosa come la minigonna non passerà mai, e credo che in questo tutte le donne concordino con me.
E voi cosa ne pensate?
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