Bisogna subito ammettere che è un trend tutto statunitense, ma pian piano sta prendendo piede anche da noi in Italia il fenomeno delle modelle bambine.
Ormai sempre più piccole d’età sfilano, addirittura in braccio alla mamma, per conquistare i famosi 5 minuti di celebrità.
Ma dov’è il limite? da che punto in poi possiamo parlare di sfruttamento di minori? E’ davvero un gioco come affermano i genitori o solo un modo per soddisfare la proprio egomania?
In America sono decenni ormai che in tutti gli Stati si organizzano contest per baby reginette di bellezza. Trucco, hair style, corona, paillettes e lustrini sono necessari per presentarsi al meglio davanti alla giuria di esperti e sbaragliare la concorrenza. Nessuna o quasi diventa famosa ma almeno la voglia di competizione e di vittoria dei genitori è placata. Non importa se l’abito è pesante e scomodo e le scarpe alte e strette…l’importante è portare a casa il trofeo e l’assegno per il vincitore.
Quelle che poi scalano e arrivano in vetta sono magari le figlie delle ex top model o di persone inserite già nello star system. Casi simbolo di modelle bambine o “lolite” sono la figlia della nota ex modella Cindy Crawford, Kaia, e Thylane Blondeau, la tredicenne francese figlia di una starlette televisiva e di un ex giocatore di calcio.
Posano in modo ammiccante e vestono da adulte. Ma negli anni non ci sono rischi di ripercussioni emotive e psicologiche?
In Italia la situazione è molto meno strutturata. Esistono agenzie per selezionare modelle bambine e nuovi volti baby per la moda ma c’è meno accanimento. Ma per prevenire quello che sembra essere diventato un vero mercato dove corpi- oggetto vengono mostrati e valutati si sono già attivate molte associazioni di settore che con proposte di legge e documenti condivisi stanno cercando di arginare il fenomeno.
Rendere adulte delle adolescenti o ancor peggio delle bambine è davvero così utile ai settori moda e pubblicità?
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