“Perché i vestiti? “. Questa è la prima domanda che si pone quando si parla di abbigliamento e della sua storia.
Quale fu, infatti, la ragione per cui l’uomo, ha pensato che i vestiti fossero essenziali? Per i popoli che vivevano nei paesi freddi, la risposta è ovvia: la natura era stata miope ed aveva trascurato di equipaggiare l’uomo con un adeguato rivestimento esterno capace di proteggerlo. E’ sempre stato compito dell’uomo e del suo ingegno fare fronte ai problemi climatici dell’ambiente.
Ma la domanda “Perché i vestiti?” ha bisogno di essere maggiormente approfondita. Per esempio, per quale motivo gli abitanti dell’antica Mesopotamia, una terra dal clima sub-tropicale, indossavano vesti di pelli di pecora? Riconducendo tutto al senso di vergogna o alla semplice modestia si darebbe una risposta troppo superficiale e scontata. Basti pensare ai Greci che trovano per nulla sconveniente la nudità pur indossando un abbigliamento elaborato.
Perché i vestiti, dunque? I vestiti servivano sicuramente per manifestare lo status sociale ed il rango, un modo, dunque, per distinguersi dalla massa. Ciò trova conferma nell’abbigliamento in uso presso qualche antica civiltà, in particolare quella egizia. Gli schiavi erano nudi, le persone di alto lignaggio indossavano abiti complicati. Altra ipotesi è quella dei vestiti introdotti dalle popolazioni emigranti dal Nord verso i paesi più caldi, popolazioni per le quali l’uso del vestiario ormai acquisito da tempo. Ed infatti gli spostamenti migratori dei popoli hanno avuto un profondo effetto sugli sviluppi dell’abbigliamento nel corso della storia.
Qualunque siano le vere origini dei vestiti, nel IV millennio a.C, data da cui ha inizio lo studio dell’abbigliamento, era già ben definita una classifica sociale. Dunque, i vestiti rappresentavano il simbolo dello status o classe sociale, il riconoscimento della nazionalità ma anche un mezzo di attrazione sessuale, una protezione contro gli elementi e una difesa contro le aggressioni fisiche e (sovran)naturali. Analoghe funzioni riscontrabili nell’abbigliamento odierno: dall’impermeabile alla pelliccia, dal bikini alla bombetta.
Andando avanti con la storia e i millenni, altro esempio del legame tra vestiti e classificazione sociale è l’espressione inglese di ” white-collar workers” con cui si indicano impiegati e professionisti facendo riferimento al “colletto bianco” delle loro camicie. Il lavoro intellettuale che distingue queste persone da altre categorie viene sinteticamente definito tramite un capo di abbigliamento. Potere… dell’abito!!
Lascia un commento