Si fa presto a dire pizzo, ma la questione è più complicata di quanto Si pensi! Esistono, infatti, numerosi tipi di pizzi e merletti. Serve un po’ di chiarezza? Siete nel posto giusto!
- Pizzi e merletti: qualche definizione
- Un po’ di storia
- Pizzi e merletti nella moda
- Vari tipi di pizzi e merletti
Pizzi e merletti: qualche definizione
Il pizzo, o merletto, è un tessuto estremamente leggero che si ottiene a mano o a macchina, cucendo, annodando o intrecciando dei fili, la maggior parte delle volte di lino. Ci sono due tipi principali di merletto: quello ad ago e quello a fusello.
I pizzi ad ago sono generalmente eseguiti a pezzi staccati e richiedono un processo di lavorazione in varie fasi: il disegno viene impresso su una carta resistente attraverso piccoli fori (piquage). La carta traforata viene applicata sulle tele che fungono da supporto al lavoro e il disegno viene contornato da un filo di traccia (tracé). Da questa traccia si procede all’esecuzione del disegno (entoilage). I disegni completati vengono uniti da piccole barrette (brides). Il merletto viene poi staccato dalla carta e dal supporto di tela, vengono fermati i fili utilizzati nella lavorazione (ébutage) e, infine, si procede con l’unione delle varie parti della trina (assemblage).
Il merletto a fusello risulta da un tessuto fatto incrociando, avvolgendo, intrecciando i fili raccolti a un’estremità su piccoli fusi, e all’altra puntati con spilli a un cuscinetto (tombolo). Celebri i merletti di Genova, notevoli anche quelli del tipo Milano e Cantù, usati nel Seicento per arredi di chiesa.
Un po’ di storia
È difficile fissare la data di nascita del pizzo (o merletto, o trina). Di sicuro, però, abbiamo la certezza che comparve per la prima volta tra ‘400 e ‘500. Dove? A Venezia, la città dove trovò più terreno fertile in assoluto. Successivamente, più o meno a partire dal 1600, iniziò a diffondersi anche in Francia, Inghilterra, Spagna, Svizzera e nelle Fiandre.
Nonostante ciò, i primi riferimenti alla parola “pizzo” apparvero in testi in lingua inglese nel XVII secolo e vi sono molte testimonianze pittoriche della sua diffusione a già partire dalla fine del XV secolo.
Inizialmente era realizzato interamente a mano in ambito domestico o conventuale, fino a che le richieste si fecero sempre più numerose e pressanti. Nacque, dunque, la figura della merlettaia.
Fu, però, nell’800 in Inghilterra che si affinarono le tecniche di lavorazione: con la rivoluzione industriale iniziarono a essere prodotti i primi tessuti a macchina, ma fu nel 1809 che John Heathcoat inventò delle macchine speciali e iniziò la lavorazione dei famosi Dentelle de Calais Leavers. Sinonimo di grande eleganza, al punto che Napoleone lo rese obbligatorio nell’abbigliamento di corte, il pizzo, detto anche trina o merletto, si diffuse rapidamente anche presso le corti di tutto il mondo. Indimenticabili gli abiti da sposa di Grace Kelly, Lady Diana e Kate Middleton.
Nel Novecento, è diventato sempre sempre più raro l’uso dei costosi pizzi e merletti realizzati a mano, mentre si sono diffusi sempre di più quelli eseguiti a macchina.
Pizzi e merletti nella moda
Fino al Settecento, il pizzo era ampiamente presente anche nell’abbigliamento maschile, ma dall’ 800 in poi divenne un’esclusiva solamente femminile. Da allora, il pizzo non è mai passato di moda, in particolare negli abiti da sposa (fin dall’epoca della Regina Vittoria, che lo scelse per il suo velo), ma riappare continuamente anche sulle passerelle di tutto il mondo sia in sfilate di Haute Couture, sia in quelle di abiti Prêt-à-Porter, a volte come raffinato dettaglio, altre per la realizzazione di interi capi d’abbigliamento dal seducente effetto vedo non vedo. Ogni stilista che ha fatto uso del pizzo lo ha declinato secondo il proprio stile. Ecco qualche esempio!
La donna di Jean Paul Gaultier è provocante e sensuale e utilizza corsetti di pizzo, proprio quelli che hanno reso celebre la maison.
Chanel, Alberta Ferretti, Marchesa e Valentino, invece, con le loro creazioni in pizzo descrivono una donna eterea ed elegante, sognante, delicata e femminile.
Dolce e Gabbana lo usano in abbondanza nelle loro collezioni che omaggiano la figura della donna siciliana, tra passato e presente.
Balenciaga, invece, nei suoi abiti esalta la classicità spagnola e si ispira ai costumi tipici del flamenco.
Salvatore Ferragamo, Emilio Pucci, Ermanno Scervino e Ungaro, infine, non rinunciano mai ai dettagli in pizzo che rendono ogni look più raffinato e glamour.
Approdato anche tra gli accessori, adesso compare persino sulle montature degli occhiali da vista e da sole.
Vari tipi di pizzi e merletti
Pizzo Chantilly
Uno dei pizzi e merletti più raffinati ed eleganti, ha delle caratteristiche molto precise: è un pizzo di seta, leggero e trasparente, con motivi a ghirlande floreali. Molto complicato da lavorare, è importante scegliere il tessuto giusto per la sua lavorazione. Risulta perfetto per gli abiti da sposa realizzati con stoffe come organza e chiffon.
Pizzo Macramé
Si tratta di un ricamo realizzato con un intreccio annodato. La parola deriva dalla lingua araba mahramatun (fazzoletto) o da migramah (frangia per guarnizione) e rame: nodo. Le varianti di nodo sono molte: piatto, semplice, mezzonodo…
Pizzo a tombolo
Il merletto a tombolo è un tipo di pizzo fatto a mano. Con il termine tombolo si indicano sia il merletto in sé che lo strumento usato per realizzarlo. Delicato e raffinato, viene realizzato con filo di cotone molto sottile, richiede molta abilità, esperienza e pazienza.
Pizzo Valenciennes
Il Pizzo Valenciennes è un tipo di pizzo a tombolo ottenuto con l’intrecciamento di un numero di fili variabile da 4 a 400, avvolti su fusi, detti bobine di legno, in base ad un disegno formato da spilli infilati sul tombolo.
Pizzo di Bruxelles
Questo pizzo si contraddistingue per la sua fantasia floreale. Le realizzazioni in pizzo bruxelles hanno radici antichissime, risalgono al XV secolo nella zona delle Fiandre, dove pizzi e merletti adornavano i colletti e i polsini delle camicie degli uomini dell’epoca. Questo pregiato ricamo si diffuse in particolare intorno al XVIII secolo, quando l’imperatore Carlo V impose a tutte le donne di imparare a lavorare il pizzo.
Pizzo Rebrodè
Si tratta di un ricamo a rilievo che può essere eseguito sopra a un tessuto di pizzo, di tulle o sulla seta. Il pizzo Rebrodè viene utilizzato negli atelier da sposa prevalentemente per creare intarsi di meravigliose fioriture su schiena, maniche e décolleté con un effetto tatoo che dona un’intrigante sensualità.
Serenella dice
Bellissimo articolo. Grazie. Serenella