Oggi si parla di un accessorio spesso bistrattato e sottovalutato… fate largo all’evoluzione del cappello femminile!
I primi cappelli sono di paglia e molto probabilmente risalgono alla preistoria. Andando avanti, si cominciano ad utilizzare materiali più resistenti, come pelli, lana e cotone: l’unica funzione è quella di proteggere una delle parti del corpo più delicate, ovvero il capo.
Già ai tempi dei romani il cappello non è più un elemento meramente funzionale, ma anche simbolico e talvolta magico, da indossare durante alcuni riti e in battaglia.
Nel rinascimento è la Francia che detta la moda, con i suoi berretti imbottiti e i feltri di lana per gli uomini. Le donne puntano sul complesse acconciature con incastonate pietre preziose e perle, ma conosciamo bene anche il cosiddetto “cappello a ciambella”, dal cui retro scendeva sulla schiena un tessuto leggero.
Nel 1700 i cappelli diventano molto grandi, perché devono essere indossati sopra le parrucche (rigorosamente incipriate). Durante l’Ottocento, invece, largo alle cuffiette, spesso legate sotto il mento con dei nastri. Ma è proprio in questo secolo che si può parlare di una vera e propria evoluzione del cappello: con le prime macchine da cucire, nasce l’industria tessile che rivoluziona il mondo degli abiti e degli accessori. Nascono anche le prime riviste di moda, grazie alla sperimentazione nel campo della fotografia.
Le dimensioni… contano! A fine 1800 e ad inizio 1900 sono ancora le capigliature a farla da padrone: alte e gonfie, sono il giusto “nido” vaporoso su cui poggiare un piccolo cappellino.
Nel primo decennio del XX secolo, invece, il cappello non è più un accessorio, ma L’accessorio: colbacchi, turbanti, cappelli a tesa larga… spesso decorati con grossi fiocchi! I materiali sono molteplici: paglia, pelliccia, piume…
Gli anni ’20 e ’30 sono caratterizzati dalla cloche, tendenza lanciata dalla modista francese Caroline Reboux, mentre negli anni ’40 sul viso delle donne scendono velette e reticelle, molto intriganti. Il cappello, o meglio, il “fascinator”, è semplicemente “appoggiato” sul capo.
La moda degli anni ’40 si mixa, nel decennio successivo, con i cappelli a tesa larga in paglia per il giorno. I capelli sono fissati con tantissima lacca e le pettinature sono voluminose. Anche negli anni ’60 e ’70 i cappelli femminili, per chi li indossa, sono grandi, ma il vero cambiamento sta nel fatto che non si tratta più di un accessorio “necessario”, che decreta uno status.
Negli 80s compaiono i cappellini unisex con la visiera, ancora utilizzati, e a partire dagli anni ’90 si comincia ad indossare di tutto un po’: coppole, berretti, cappelli a tesa larga (di paglia e non)… oggi non c’è una vera e propria moda predominante, troviamo ancora la cloche, come troviamo il borsalino, o anche la bombetta. L’evoluzione del cappello da donna giunge alla sua massima espressione coniugando tutte (o quasi) le mode dei decenni precedenti.
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